
Quali sono i suoi principali compiti come responsabile di sostenibilità della Federazione Italiana di Calcio?
CB – Il Sustainability Manager è la figura incaricata del presidio della sostenibilità sociale e ambientale, dalla definizione della strategia all’allineamento agli obiettivi e alle azioni alle 11 Policy di sostenibilità definite dalla UEFA. Il ruolo del Sustainability Manager FIGC consiste nel definire e implementare la strategia di sostenibilità in condivisione con i vertici e con le singole funzioni, allineando gli obiettivi delle singole policy e monitorandone il progress.
Da luglio 2021, ogni associazione calcistica europea affiliata alla UEFA ha nominato un Sustainability Manager. Il Sustainability Manager è il punto di contatto con la UEFA e il riferimento a livello nazionale per le tematiche di sostenibilità. È responsabile inoltre dell’implementazione delle linee strategiche alle quali il mondo del calcio deve ispirarsi. Nell’ambito del sistema delle Licenze UEFA e dei nuovi criteri di sostenibilità, anche ai club è richiesto di nominare un Sustainability Manager ai fini del rilascio della Licenza. Il suo compito sarà quello di sviluppare un piano strategico che soddisfi i requisiti richiesti, focalizzandosi sul rispetto dei diritti umani e della tutela ambientale, al fine di garantire un impatto positivo a lungo termine.
La principale responsabilità del Sustainability Manager è, in sintesi, quella di allineare i processi, ma allo stesso tempo di comprendere il contesto, adattare i requisiti e gli standard richiesti all’ambito di azione e attivare sinergie e programmi in ottica strategica. C’è chi definisce il Sustainability Manager un pioniere, chi come un visionario, chi un regista, chi un creativo. Lo scopriremo nel tempo.
Quali sono le attuali priorità per la Federazione? Dove è attualmente coinvolta per promuovere la sostenibilità?
CB – La FIGC è da sempre impegnata su tematiche di rilevanza sociale quale parte della propria mission. Numerosi sono i progetti che vengono implementati ogni anno, a testimonianza di un percorso consolidato che ha permesso di raggiungere i risultati attuali. Le priorità della Federazione sono sicuramente tutte le attività che hanno come focus l’inclusione, l’accessibilità, il calcio per tutte le abilità, la tutela dei rifugiati dei minori e la salute e il benessere per poter generare un effetto a cascata e moltiplicatore in tutto l’ecosistema.
Le tematiche ambientali, quali l’emergenza climatica, l’economia circolare, la sostenibilità degli eventi e delle infrastrutture sono tematiche più recenti e richiedono un impegno crescente per l’avvio dei processi – non sempre avviati in tutti gli ambiti – che vanno dalla misurazione alla raccolta dati per poter definire strategie mirate. Nell’ottica della sostenibilità sarà sempre più cruciale disporre di una visione in continua evoluzione, consolidata da un nuovo approccio. Il nuovo percorso verso la sostenibilità richiede infatti un’evoluzione in un’ottica a medio-lungo termine, per creare un impatto misurabile attraverso obiettivi e KPI specifici. La continua revisione dei processi, degli obiettivi da raggiungere e delle criticità riscontrate rappresenta la priorità.
Questo numero tratta il rapporto tra sport e cambiamento climatico. In FIGC ci sono iniziative specifiche a riguardo?
CB – Al passo con le esigenze del mondo attuale, anche la Federazione è attiva sul tema della sostenibilità ambientale, nel rispetto della strategia di sostenibilità UEFA e FIGC. L’approccio alle tematiche ambientali ha riguardato diversi ambiti di azione, dalle infrastrutture fino alla sostenibilità degli eventi. Il Centro Tecnico Federale di Coverciano, “la Casa delle Nazionali”, sta vivendo un percorso di trasformazione nell’ambito del macro-progetto Coverciano 3.0, grazie anche al contributo UEFA HatTrick. Il rinnovamento e ampliamento strutturale previsto per il centro, sta vedendo e vedrà azioni realizzate nel rispetto degli attuali requisiti ambientali, dall’economia circolare alla sostenibilità delle infrastrutture.
Per sensibilizzare sul tema dell’emergenza climatica chiamando all’azione tutti i tifosi Azzurri, durante UEFA EURO 2024, la FIGC ha lanciato il progetto SeminiAmo il futuro, con il coinvolgimento della Nazionale Italiana, il CT e tutto lo staff della Federazione. In collaborazione con Treedom, è stata realizzata la “Foresta Azzurra” piantumando una zona dell’area metropolitana di Napoli.
Questa azione mira a trasformare un terreno sottratto alla criminalità in un simbolo di rinascita nella lotta contro l’illegalità con una duplice valenza. Dal punto di vista ambientale, la creazione di una nuova area boschiva punta a generare un impatto positivo garantendo la rigenerazione degli ecosistemi del territorio contribuendo, inoltre, ad assorbire emissioni di CO₂. Dal punto di vista ambientale, invece, il progetto mira a determinare un impatto positivo attraverso la riqualificazione dell’area con il coinvolgimento della comunità locale. Per quanto riguarda le gare delle Nazionali, il nuovo approccio ha visto, a partire da Italia-Belgio del 10 ottobre scorso a Roma, l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale nell’organizzazione dell’evento per un impatto di ungo termine con azioni di economia circolare nelle aree Hospitality.
Qual è il progetto o la conquista più importante della Federazione nel percorso di sostenibilità? E quali sono invece le sfide da affrontare ogni giorno?
CB – Non è facile riassumere i progetti realizzati e gli obiettivi raggiunti per le 11 policy riguardanti la sostenibilità sociale e ambientale. Sul tema dell’inclusione e della tutela dei rifugiati, il progetto RETE Refugee Teams, sviluppato grazie al Settore Giovanile della FIGC, ha coinvolto ad oggi quasi 10.000 ragazzi rappresentando uno dei progetti più significativi della Federazione. Il campionato “Il Calcio è di tutti”, promosso dalla Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale, ha visto il raggiungimento di importanti obiettivi durante il 2024 con la partecipazione di più di 2.600 tesserati solo nell’ultima stagione, numero in continua crescita. Entrambi i progetti hanno un impatto significativo sul territorio.
Per quanto riguarda le Nazionali, il nuovo approccio alla sostenibilità ha visto l’adozione di criteri di sostenibilità sociale e ambientale nell’organizzazione delle gare, per un impatto di lungo termine. Durante la partita Italia-Belgio del 10 ottobre allo Stadio Olimpico di Roma, per la prima volta in una gara di una Nazionale, è stata predisposta una “Quiet Room” per ragazzi autistici, consentendo loro di vivere un’esperienza inclusiva e protetta. È proseguita inoltre l’attività di audiodescrizione per i tifosi non vedenti, ormai consolidata per ogni partita casalinga della Nazionale maggiore. Per quanto riguarda l’inclusione e il catering delle aree Hospitality, sono stati coinvolti ragazzi con Sindrome di Down, già attivi nel settore ristorazione.
Sul tema della sensibilizzazione riguardo al tema salute e benessere, la FIGC ha partnership attive con importanti organizzazioni – ad esempio AIRC per la ricerca contro il cancro e Komen Italia contro i tumori femminili – al fine di promuovere l’importanza della prevenzione, offrire screening gratuiti e sostenere la ricerca e i giovani ricercatori. Questi sono solo alcuni esempi. Il più importante successo raggiunto è l’implementazione di un modello replicabile a tutti i livelli dell’ecosistema calcistico, adattando obiettivi, tempistiche e ambito d’azione. La sfida più importante per il prossimo futuro sarà consolidare e rafforzare i risultati raggiunti, dando continuità ai progetti avviati sia sul fronte sociale che su quello ambientale.
Quali saranno invece i prossimi piani?
CB – I piani futuri prevedono di rafforzare i percorsi già avviati nella strategia di sostenibilità FIGC, integrandoli in modo sistematico e replicabile sia nei processi che in tutto il sistema calcistico italiano. In ambito sociale e ambientale, il lavoro sarà sempre più misurabile e monitorabile, con un sempre maggiore coinvolgimento di club e leghe. Già nell’ultimo anno, la FIGC ha collaborato con alcuni club per realizzare azioni e attività ispirate al modello UEFA, e l’obiettivo è quello di andare verso una sempre maggiore contaminazione e diffusione delle buone pratiche.
Cosa spera che i lettori della nostra newsletter comprendano meglio riguardo all’importanza della sostenibilità nello sport, e specificamente nel calcio?
CB – Lo sport ha un potere che altri settori non hanno. Non è un percorso facile, ma ogni giorno si può fare la differenza dentro e fuori dal campo. Guardando indietro a 5 o 10 anni fa è possibile notare un’evoluzione senza precedenti. Il mondo ormai richiede ed esige un approccio alla sostenibilità a tutti i livelli. Cruciale è l’educazione e la formazione delle nuove generazioni.
Lei è una giocatrice di calcio o ha mai giocato a calcio?
CB – Non ho mai giocato a calcio. In compenso, posso vantare la mia esperienza con il Walking Football, il calcio camminato, la disciplina promossa dalla UEFA per promuovere il calcio accessibile a tutti. È una variante del calcio tradizionale pensata per chi vuole divertirsi giocando a calcio in modo più accessibile e sicuro. Le regole sono semplici: i giocatori devono camminare, non è possibile correre e non c’è contatto fisico. Ho scoperto questo sport nel corso del primo Community Meeting UEFA rivolto ai Sustainability Manager delle 55 associazioni calcistiche europee presso il Centro Tecnico Federale FIGC a Coverciano. Dopo un inizio un po’ scettico, all’alba di un freddo e nebbioso novembre, abbiamo potuto conoscere le regole e i vari aspetti di gioco per poi metterli in pratica. A parte qualche fallo fischiato per un accenno di corsa e qualche scatto di troppo, vietati nel Walking Football, è stata una piacevole sorpresa. Un’esperienza inaspettata, sicuramente da ripetere.
