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Webranking Europe 500: i risultati della ricerca 2022 oggi in esclusiva su L’Economia del Corriere della Sera

In uno scenario digitale sempre più esposto alla disinformazione, le aziende italiane si confermano tra le più trasparenti in Europa.

I risultati della 26esima edizione della ricerca Webranking, anticipati in esclusiva da L’Economia del Corriere della Sera, vedono ancora le imprese italiane tra le più trasparenti in Europa. In uno scenario digitale sempre più esposto alla disinformazione e in cui la funzione dei social media appare ormai messa in discussione, a riaffermarsi con forza è il ruolo cruciale del sito corporate, l’unico strumento in grado di garantire una gestione autonoma, diretta e controllata del flusso informativo.

È proprio nell’ambito di questo contesto che la ricerca Webranking, condotta da Lundquist in collaborazione con Comprend, valuta come le aziende a livello europeo rispondano alle esigenze del mercato e dei clienti in modo credibile e trasparente.

Nell’edizione 2022-2023, che ha valutato le 500 più grandi aziende europee per capitalizzazione, l’Italia si conferma in testa alla classifica con 5 aziende nella Top10, completata da due società svizzere e tre svedesi.

I risultati dell’edizione 2022-2023

A salire ancora una volta sul podio sono Terna, Snam e Poste Italiane, con l’Italia che riporta un punteggio medio superiore rispetto all’Europa (51,3 su 100 vs 44), seppur in leggero calo rispetto al 2021. Nella Top20 si trovano anche Eni (quarto posto), Generali (sesto), Intesa Sanpaolo (16esimo), Mediobanca (19esimo) e UniCredit (20esimo). Banco BPM si aggiudica, invece, il titolo di “best improver” tra le società italiane incluse nel campione, migliorando la propria performance di 9,4 punti.

Il nostro Paese mostra, tuttavia, di seguire due velocità, con diverse aziende che si confermano in posizioni di retroguardia in un contesto di sostanziale staticità, che non vede miglioramenti significativi.

Più della metà delle società incluse nel campione di ricerca si rivela, infatti, ancora al di sotto di un sufficiente livello di trasparenza: un dato messo in luce anche dalla media europea, che nel corso degli ultimi anni rimane sostanzialmente invariata, al di sotto dei 50 punti su 100.

In controtendenza rispetto al resto d’Europa spicca la Finlandia, che presenta ben 12 delle 14 società incluse nei primi 100 posti della classifica, con una media che supera di quasi 20 punti quella europea, attestando l’esistenza di una cultura della trasparenza diffusa tra tutte le imprese del Paese.

Highlights
2022-2023

26° edizione europea
500 società valutate in Europa
30 aziende italiane incluse nel campione di ricerca
318 risposte di analisti, investitori, giornalisti e jobseeker ai questionari

Whitepaper
Webranking Europe 500
2022-2023

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Francesca Bellizzi
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Highlight dell’edizione Webranking 2022-2023

  • Il settore Energy si conferma il migliore in Europa, seguito dai comparti Basic Resources e Chemicals.
  • Nonostante le pressioni degli investitori e delle regolamentazioni sul fronte ESG, la comunicazione dei dati in materia di sostenibilità non si mostra ancora all’altezza delle aspettative degli stakeholder.
  • La sezione “Investor Relations” rimane l’area in cui le aziende riportano i risultati peggiori, con una comunicazione di stampo fortemente tradizionale.
  • La maggior parte delle aziende perde l’occasione di comunicare all’interno della sezione “Carriere” le informazioni relative al proprio approccio in materia di smart working e flessibilità lavorativa, temi sempre più rilevanti per dipendenti e jobseeker.

Il settore energy leader in Europa

Le performance registrate lasciano affiorare precise e specifiche tendenze all’interno di ciascun comparto. Al vertice della classifica europea si posiziona il settore Energy (ex Oil & Gas), sollecitato da anni in termini di sfide connesse all’impatto ambientale, con ben due società ai primi posti dello studio (Snam ed Eni).

Anche i comparti Basic Resources e Chemicals si confermano in crescita, seguiti a ruota dalle Telecomunicazioni. Si posizionano, invece, al di sotto della media europea i settori Automobiles & Parts e Consumer Product & Services, con una perdita complessiva di circa 3 punti nell’ultimo triennio, mentre a occupare le posizioni più basse sono ancora i comparti Retail, Media e Travel and Leisure.

Nessun miglioramento sul fronte ESG

Nonostante le pressioni degli investitori e l’aumento delle regolamentazioni sul fronte ESG, le imprese continuano a mostrare gravi lacune nelle informazioni relative agli obiettivi di sostenibilità e alla loro misurazione: solo il 46% delle società esaminate presenta, infatti, dati per almeno un tema di natura ambientale, percentuale che risulta in calo (43%) se a essere prese in considerazione sono le aziende che offrono informazioni per almeno un tema di responsabilità sociale.

La sezione investor: la cenerentola della comunicazione corporate

È però la sezione “Investor Relations” a confermarsi l’area in cui le aziende riportano i risultati peggiori, con una comunicazione di stampo tradizionale, in cui dati e informazioni continuano a essere confinati all’interno di report e documenti stilati ad hoc.

Una tendenza che non tiene conto dell’interesse di un pubblico sempre più ampio, risultando, ormai, in contrasto anche con le esigenze dei professionisti. A confermarlo è la Capital Market Survey di Comprend, somministrata ad analisti finanziari e ESG, investitori istituzionali e giornalisti di settore. Ecco cosa ha dichiarato uno degli intervistati:

“Usually, the information regarding ESG at a company website is very general and doesn’t really give out any detailed information to help me as a journalist and researcher understand HOW the company is working with and implementing the ESG policies. More details and a more comprehensible presentation of the HOW of ESG within the company would be highly appreciated”

La comunicazione rivolta ai jobseeker: perché investire di più?

Da quanto comunicato all’interno della sezione “Carriere”, le aziende mostrano, inoltre, di non essere al passo con la trasformazione delle esigenze di lavoratori e jobseeker, fornendo poche informazioni sui temi più urgenti del momento, come l’approccio in materia di smart working (presentato solo dal 26% del campione) e l’equilibrio tra vita privata e lavorativa (40%). Risultati che, pur mostrando un leggero miglioramento rispetto al 2021, non possono ancora essere considerati all’altezza dei bisogni e delle aspettative di oggi.

La trasparenza non è un optional

A 21 anni di distanza dalla prima edizione italiana della ricerca e a 26 da quella europea, è evidente che occorra più impegno nel mostrare con chiarezza i propri obiettivi e risultati, più prontezza nel rispondere all’urgenza dei temi del momento, più coraggio nell’esporsi apertamente e in prima persona.

La credibilità parte da forte un impegno sulla trasparenza, da una trasformazione culturale che deve necessariamente coinvolgere tutti, senza restare appannaggio di pochi: un impegno al cuore della nostra ricerca .trust che, come Webranking, si propone di accompagnare le aziende verso una nuova frontiera della comunicazione.