Idee, testimonianze e nuove proposte, ma anche collaborazione, condivisione e professionalità: questi gli ingredienti che, insieme a tanti ospiti d’eccezione, hanno animato l’ultima edizione del nostro seminario annuale, dedicato all’esplorazione delle tendenze della comunicazione corporate e alla presentazione dei risultati della ricerca .trust.
Un appuntamento all’insegna dell’approfondimento e della riflessione, che nel pomeriggio di giovedì 25 maggio ha riunito 120 rappresentanti di oltre 60 tra le migliori società italiane – quotate e non – nella prestigiosa cornice della Sala Buzzati del Corriere della Sera.
L’ultima frontiera della comunicazione corporate
L’instabilità dello scenario in cui ci muoviamo – figlia dell’inflazione e della crisi geopolitica, ma anche delle implicazioni delle nuove sfide tecnologiche – ha spinto le società del nostro Paese a raccontare in modo più autentico chi sono e dove vogliono andare. In altre parole, a definire con maggior chiarezza un purpose capace di riunire sotto la sua egida tutti gli elementi distintivi dell’identità aziendale.
Comunicarlo in modo efficace significa avere consapevolezza del “perché” ed essere, per questo, in grado di rispondere con prontezza al “come”. Una sfida condivisa, oggi, da tutte le aziende, indipendentemente dal loro assetto azionario. Ecco perché la ricerca .trust si configura come l’ultima frontiera della comunicazione corporate, l’obiettivo da centrare per vincere la partita della fiducia e risultare credibili agli occhi del pubblico e degli stakeholder. Così il nostro CEO, Joakim Lundquist, ha sancito l’apertura dei lavori.
.trust 2023: i risultati della sfida della narrazione strategica
Ma come hanno risposto le aziende italiane al guanto di sfida lanciato da .trust? A parlarcene è stata Simona Ortelli, Client Director di Lundquist, che ha tracciato una panoramica dei risultati emersi dalla ricerca, giunta alla sua terza edizione.
Tante le novità di quest’anno: dall’allargamento del campione alle società non quotate all’inserimento di criteri ancora più sfidanti all’interno del protocollo d’analisi (collegati soprattutto al purpose e ai temi prioritari, come climate change, DE&I e innovazione), prestando ancora più attenzione alla presentazione armonica dei contenuti corporate e alla capacità di sviluppare una narrazione trasversale e coinvolgente.
Ad arricchire l’istantanea restituita dalla ricerca – che ha mostrato un evidente miglioramento delle società italiane, posizionate in larga misura nel quadrante dei “Narrators” – anche una presentazione dei casi di ispirazione che hanno brillato per concretezza e distintività in fase d’analisi.
L’innovazione che cambia le regole e la competitività dei mercati
In principio era l’R&D, area di pertinenza esclusiva della ricerca scientifica e di pochi settori specifici: oggi, invece, l’innovazione è il punto di partenza per dimostrare di saper rispondere proattivamente al cambiamento e alle sfide contemporanee.
Un processo ampio e trasversale, che dovrebbe coinvolgere ogni funzione interna all’organizzazione, puntando non solo su digitalizzazione e prodotti all’avanguardia, ma soprattutto sulla creazione e sullo sviluppo di nuovi modelli di business, capaci di innescare cambiamenti radicali all’interno delle strutture, dei processi e delle scelte aziendali.
L’innovazione intesa come percorso di trasformazione del business, al cuore della ricerca .trust, è stato anche al centro dello speech di Ivana Lazzarini, Transformation Manager & Service Designer di Lundquist, che ha condiviso con il pubblico nuovi spunti di riflessione su un tema che sarà determinante nell’orientare il futuro del Paese.
Come si evolve la comunicazione di sostenibilità
Solidità e futuro: la sostenibilità d’impresa è una sfida che genera opportunità, specie all’interno di un sistema sempre più globalizzato e in continuo mutamento.
L’edizione della ricerca .trust di quest’anno ha confermato la centralità del tema nell’agenda delle società esaminate, mettendo in luce la necessità di un approccio meno verticale e più allineato ai temi rilevanti per l’azienda.
La comunicazione gioca un ruolo cruciale, in quanto strumento al servizio della strategia, da usare in modo responsabile e consapevole per navigare i rischi di greenwashing e coinvolgere le persone in modo sempre più capillare e pervasivo, dai dipendenti ai clienti, fino ad arrivare agli attori della filiera.
James Osborne, Head of Sustainability di Lundquist, ne ha delineato evoluzioni e sviluppi in una conversazione a due con Joakim Lundquist che ha preso in considerazione aspetti e tendenze spesso ancora sottovalutati.
Partire dal perché: il valore del purpose aziendale
Tutte le aziende hanno uno scopo, ma non tutte presentano un purpose. Una constatazione tanto più rilevante quanto maggiore – nel corso degli ultimi anni – si è rivelata la necessità di riporre la fiducia in società capaci di risolvere la complessità dello scenario contemporaneo partendo non dal “cosa”, ma dal “perché” sotteso a ogni singola azione d’impresa.
Ecco perché, in questa terza edizione di .trust, abbiamo deciso di attribuire ancora più importanza alla presenza di un purpose rilevante che, insieme a mission e vision, sapesse abbracciare e orientare con credibilità il presente, il futuro e i valori dell’azienda.
Sara Rusconi, Content Strategist e Partner Lundquist, ha affrontato il tema insieme alle rappresentanti di tre aziende che hanno deciso di intraprendere il percorso verso una comunicazione purpose driven per raccontarsi al meglio e per questo premiate con il riconoscimento speciale “Best in purpose”: Myriam Finocchiaro, Communications, External Relations and CSR Manager di Granarolo, Chiara Ganz, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di Italgas, e Stella Prudente, Head of Web & Content di Terna.
Il punto d’arrivo: fare rebranding oggi
Non un semplice “cambio d’abito”, ma un autentico processo di trasformazione, che dovrebbe abbracciare nel profondo l’identità aziendale: fare rebranding significa, oggi, lavorare sul coinvolgimento dei consumatori e degli stakeholder in un’esperienza a tutto tondo, frutto di un’attenta riflessione sul proprio ruolo, sul proprio prodotto e sulle proprie competenze.
Ne abbiamo parlato con le rappresentanti di tre aziende protagoniste di importanti processi di trasformazione aziendale dopo la chiusura delle valutazioni .trust: Carlotta Ventura, Direttore Communication, Sustainability and Regional Affairs di A2A, Ida Arjomand, Chief Marketing and Communication Officer di MAIRE, ed Emanuela Vetere, Head of Brand, Digital and People Communication di SACE, guidate dalla nostra Simona Ortelli.
I migliori comunicatori 2023
A concludere il pomeriggio, la cerimonia di premiazione delle aziende che in questa terza edizione della ricerca .trust hanno dimostrato di saper coniugare con equilibrio sostanza e distintività, posizionandosi nelle fasce più alte all’interno del quadrante dei “Narrators”.
Alla consegna del riconoscimento di “Best non listed” a Ferrovie dello Stato Italiane – che ha ottenuto il miglior risultato in assoluto tra le 13 società non quotate incluse nel campione d’analisi – ha fatto seguito la premiazione delle cinque aziende rientrate all’interno della Bronze Class 2023: Banca Ifis, Enel, Italgas, Leonardo e Webuild.
Due le società che hanno mostrato un impegno tale da valere la medaglia d’argento – Intesa Sanpaolo e il Gruppo Hera -, mentre a conquistare la fascia Gold grazie a un impegno costante e duraturo in termini di trasparenza e credibilità sono state A2A, Acea, Eni, Generali, Poste Italiane e Terna.